L'Italia entrò in lieve ritardo nel panorama cinematografico internazionale, ma a partire dal 1905 il suo mercato si sviluppò rapidamente. Tre le principali case di produzione: CINES di Roma (fondata nel 1906), AMBROSIO (1905) e ITALA di Torino (1906). Mancando di personale specializzato, spesso esse assumevano operatori francesi (è il caso di Gaston Velle, tra i registi più importanti della Pathè, assunto come direttore artistico dalla Cines) con il risultato che molti film italiani erano imitazioni o remake di film francesi. Furono costruite molte sale permanenti e fu uno tra i primi Paesi a riconoscere nel cinema una "forma d'arte": ne è esempio Gli ultimi giorni di Pompei della Ambrosio girato nel 1908, primo tra i tanti adattamenti del romanzo di Bulwer-Lytton. Il successo fu tale che il cinema italiano fu identificato nello spettacolo storico. Come numero di film importati era seconda solo alla Francia; i produttori italiani furono i primi a realizzare costantemente film da più di un rullo (quindi più lunghi di 15 minuti). Nel 1910 Giovanni Pastrone girò La caduta di Troìa, il cui trionfo incoraggiò i produttori a realizzare film in costume sempre più lunghi e sfarzosi.
Ma questo non era l'unico genere: a partire dal 1909 nacquero anche le serie comiche italiane: Cretinetti (interpretato dallo stesso Andrè Deed prima conosciuto come Boireau) della Itala, Robinet della Ambrosio e Polidor della Cines. Centinaia furono le pellicole di questo genere, che declinò gradualmente nel corso degli anni Dieci.
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